Sono dieci milioni i malati psichici in Italia.

Dalla legge sulla chiusura dei manicomi ad oggi sono trascorsi esattamente 22 anni durante i quali la psichiatria italiana ha fatto innegabili progressi, facendo tesoro delle importanti acquisizioni nel campo delle neuroscienze, di un più attento utilizzo delle discipline psicologiche e di una progressiva applicazione di nuove regole etiche a tutela dei diritti dell'ammalato quali il consenso, la formazione al lavoro, la contrattualità.
Non si può ignorare l'enormità del problema che vede coinvolti oltre 10 milioni di pazienti nel nostro Paese, ma che, soprattutto, tocca la metà delle famiglie con il corredo pietoso dei disagi, delle difficoltà di relazione, del vissuto vergognoso.
Un carico pesante anche economico: nell'ultimo anno il Servizio sanitario nazionale ha speso mille miliardi solo per rimborso di farmaci. Né si può ignorare che la salute mentale è uno stato di benessere essenziale e fondamentale ad ognuno di noi; senza di essa non riusciamo a percepire e comprendere la realtà che ci circonda, non riusciamo a comunicare i nostri sentimenti.
Senza di essa ogni evento quotidiano, dal più banale al più importante, che sostanzia la nostra esistenza, diventa un fatto estraneo. Il malato mentale è privato del gusto e del sapore della vita, condannato a trascorrere anni e anni nella comunità senza partecipazione, senza autonomia, senza anima.
Ne abbiamo consapevolezza ed è per questo che la tutela della salute mentale è stata inserita come priorità per la difesa dei soggetti più deboli nel Piano Sanitario Nazionale.
Tuttavia i problemi irrisolti sono molti e solo la loro soluzione potrà liberare la psichiatria e tutto il mondo della salute mentale da quella ambiguità che ancora la connota da parte dell'opinione pubblica e dello stesso mondo medico.
I problemi più rilevanti possono essere riassunti in sei grandi temi:
1) Lo "stigma" che ancora investe, con un'ombra triste di distacco e di isolamento, non solo il malato ma tutta la sua famiglia.
2)Il peso se mpre meno sopportabile per le famiglie, che è andato inevitabilmente aumentando dalla riforma in poi, e che costituisce il disagio sociale e umano più rilevante.
3)La disarticolazione tra intervento medico e intervento socio-assistenziale, specialmente evidente nei malati gravi, nei malati destinati alla cronicità, nei malati anziani, nei malati soli, nei malati in difficoltà economica.
4) La persistenza e il funzionamento degli ospedali psichiatrici giudiziari e la modalità di gestione dei problemi psicopatologici nelle carceri
5)L'insufficienza di risorse destinate alla formazione del personale e alla ricerca scientifica.
6)Una attenzione carente ai problemi della salute mentale in età evolutiva.
Quest'insieme di inadeguatezze, con cui il Paese si deve confrontare per portare a termine una riforma tra le più illuminanti e civili del secolo scorso, rappresenta la sfida cui il sistema sanitario, ma non solo sanitario, è chiamato ad approntare.

(Tratto dall'intervento del Ministro Veronesi alla Prima Conferenza Nazionale per la Salute Mentale)