Nuove linee guida europee per l'emocromatosi


Nel corso dell' European Association for the Study of the Liver ( EASL ) sono state presentate le nuove lineeguida per la pratica clinica dell’emocromatosi.

L’emocromatosi è una malattia genetica che porta l’organismo ad assorbire troppo ferro e ad accumularlo in una serie di organi ( fegato, pancreas, ipofisi, articolazioni, cuore, ecc ) che ne vengono progressivamente danneggiati.
Molto frequente sin dall’antichità in Gran Bretagna e in Irlanda, in Italia interessa circa 1 persona su 500 abitanti in alcune aree del Nord e 1 su 2000-3000 abitanti nel Centro-Sud; i maschi sono colpiti 4 volte più delle femmine.
Si stima che il 2% degli italiani sia portatore ( carrier ) del gene malato ( mutazione C282Y ) alla base della forma più frequente, la cosiddetta emocromatosi HFE.
La malattia si trasmette per via autosomica recessiva e compare, dunque, solo se entrambi i genitori trasmettono al figlio il gene malato.

Negli ultimi anni si sono andate accumulando una serie di conoscenze riguardanti questa malattia. Per questo l' EASL ha incaricato un Panel di esperti internazionali di aggiornare le lineeguida sull’emocromatosi, ferme alla versione 2010.

Il primo punto che abbiamo aggiornato nelle nuove lineeguida è la definizione stessa di emocromatosi: malattia di origine genetica caratterizzata da un aumento della saturazione della transferrina e da un progressivo sovraccarico di ferro ( soprattutto a livello epatico ), in assenza di anemia o reticolocitosi.
Questa nuova definizione mette in luce che, alla base di questa malattia, c’è un deficit di sintesi o di funzione dell’epcidina, un ormone prodotto dal fegato, implicato nella regolazione del metabolismo del ferro ( ne regola l’assorbimento dall’intestino e ne controlla il rilascio nel sangue da parte delle cellule che si occupano di riciclare il ferro che deriva dai globuli rossi invecchiati ).

Questo difetto provoca un aumento del ferro circolante, con conseguente progressivo accumulo negli organi.
La diagnosi di questa malattia avviene mediante analisi del sangue ed è un’aumentata saturazione della transferrina, la proteina che trasporta il ferro al midollo osseo e a tutti i tessuti.
Un paziente con emocromatosi HFE diagnosticata in fase precoce ha la stessa aspettativa di vita della popolazione generale.
Diverso il discorso per le cosiddette forme giovanili della malattia, più rare e legate ad altre mutazioni, che hanno un decorso molto più grave.

L’emocromatosi è una malattia sistemica, che coinvolge cioè tutto l’organismo. Il principale organo target dell’accumulo di ferro è il fegato che presenta inizialmente una fibrosi, che può progredire a cirrosi e a tumore.
Ma il danno d’organo si estende alle articolazioni ( i pazienti lamentano spesso dolori articolari, soprattutto a livello di mani, polsi, caviglie ed anche ), al sistema endocrino, in particolare al pancreas ( con sviluppo di diabete ) e all’ipofisi ( la malattia determina ipogonadismo ipogonadotropo, cioè un’insufficienza testicolare o ovarica legata a un malfunzionamento dell’ipofisi ) e può colpire anche il cuore ( cardiomiopatia da ferro ), dove determina alterazioni della contrattilità del muscolo cardiaco e della conduzione elettrica che possono portare allo scompenso cardiaco e all’impianto di un pacemaker; la cute dei pazienti presenta infine una caratteristica sfumatura color ocra.

L’emocromatosi HFE, legata alla mutazione C282Y, è la forma più comune tra gli europei, ed è caratterizzata soprattutto dal danno epatico e articolare ( solo nelle forme più avanzate e gravi emerge anche il danno endocrino e più raramente quello cardiaco ).
Esistono però anche forme più rare e severe di emocromatosi, soprattutto quelle giovanili che già nella seconda-terza decade di vita portano alla comparsa di cardiopatia ed endocrinopatia da ferro con ipogonadismo e diabete.

Il biomarcatore più precoce è rappresentato dall’aumentata saturazione della transferrina causata da un aumento del ferro circolante ( negli esami del sangue sarà visibile anche un aumento del ferro sierico o sideremia ).
Un'altra spia molto importante nelle analisi del sangue è l’aumento della ferritina.

Nel paziente con alti valori di ferritina è sempre importante richiedere il pannello completo dell’assetto marziale ( sideremia e transferrina per calcolare la saturazione della transferrina, ferritina ).
È importante a questo punto valutare l’emocromo e i reticolociti. Se l’emocromo è normale, in presenza di aumento della saturazione della transferrina e della ferritina, ma anche in presenza di un isolato aumento della saturazione della transferrina non spiegato da altra causa, va presa in considerazione la diagnosi di emocromatosi, che va confermata con il test genetico di primo livello, che prevede la ricerca della variante C282Y del gene HFE nella popolazione di origine europea.
Non è più necessario fare la biopsia epatica per la diagnosi di questa condizione.

Le prime manifestazioni cliniche dell'emocromatosi sono: stanchezza, affaticabilità e dolori articolari ( soprattutto a carico di secondo e terzo dito delle mani, caviglie, polsi, anche ).
Il danno al fegato può rimanere asintomatico per molti anni.
Nel tempo possono comparire una colorazione bronzina della pelle e i sintomi delle alterazioni endocrine.

Non ci sono attualmente grandi novità in questo settore. La terapia di prima linea in questi pazienti rimane dunque affidata ai salassi ripetuti ( una volta ogni 1-2 settimane nella fase di ferro-deplezione, poi ogni 2-6 mesi nella fase di mantenimento per prevenire il riaccumulo ); questa pratica presenta poche controindicazioni ed effetti collaterali ed è efficace nel prevenire il danno d’organo e addirittura farlo regredire, almeno quando non abbia raggiunto una fase troppo avanzata, in una parte dei pazienti.
Un’altra opzione terapeutica è l’eritrocitaferesi ( la rimozione di una parte di globuli rossi dal sangue ).
I farmaci chelanti del ferro vengono utilizzati nelle forme più gravi o laddove non sia possibile fare i salassi.
Sono in corso studi clinici che prevedono l’utilizzo di Epcidina sintetica o di epcidino-mimetici per supplementare il paziente con l’ormone deficitario nell’emocromatosi. ( Xagena_2022 )

Fonte: EASL - European Association for the Study of the Liver, 2022

Xagena_Medicina_2022