Inefficacia di Ruxolitinib nelle complicanze infiammatorie da COVID


In uno studio di fase III Ruxolitinib ( Jakavi ), un inibitore di JAK1/JAK2, non è riuscito a raggiungere gli endpoint come trattamento per i pazienti dai 12 anni in su contro la tempesta di citochine associata a COVID-19.

Nello studio RUXCOVID il trattamento con l'inibitore di JAK più lo standard di cura ( SoC ) non ha impedito le complicazioni nei pazienti con tempesta di citochine associate a COVID-19.
Non è stata riscontrata alcuna riduzione delle complicanze gravi, compresa la necessità di ventilazione meccanica e la morte.

La percentuale di pazienti che sono deceduti o che hanno avuto bisogno di ventilazione meccanica a causa di insufficienza respiratoria o di cure in terapia intensiva entro il 29° giorno, è stata del 12% per Ruxolitinib e terapia standard, rispetto all'11.8% per il placebo più terapia SoC.

Inoltre, Ruxolitinib più il trattamento standard di cura non hanno mostrato un beneficio clinicamente rilevante negli endpoint secondari ed esplorativi, incluso il tasso di mortalità al 29° giorno e il tempo di guarigione.

Si era ipotizzato che l'inibizione di JAK 1 e JAK 2 potesse avere un ruolo anche nella riduzione della tempesta di citochine associata alle complicazioni più gravi di COVID-19.

Per lo studio RUXCOVID erano stati selezionati pazienti in base alla presenza di infiltrazioni polmonari, frequenza respiratoria elevata o ipossiemia. ( Xagena_2020 )

Fonte: Incyte, 2020

Xagena_Medicina_2020