Broncopneumopatia cronica ostruttiva: i beta-bloccanti possono ridurre il rischio di esacerbazioni e migliorare la sopravvivenza


I medici evitano l’impiego dei beta-bloccanti nei pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva ( BPCO ) e concomitante malattia cardiovascolare per il timore di eventi avversi a livello polmonare.

Ricercatori olandesi hanno compiuto uno studio di coorte, osservazionale, con l’obiettivo di valutare l’effetto nel lungo periodo del trattamento con beta-bloccanti sulle esacerbazioni di BPCO e sulla sopravvivenza.

Dallo studio è emerso che i beta-bloccanti possono ridurre il rischio di esacerbazioni e migliorare la sopravvivenza nei pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva.

I dati sono stati ottenuti da 2.230 pazienti di età uguale o superiore ai 45 anni con diagnosi di malattia polmonare ostruttiva cronica nel periodo 1996-2006.
Durante un periodo osservazionale medio di 7.2 anni, il 30.8% dei pazienti è deceduto, e il 47.3% ha presentato almeno una esacerbazione di BPCO.

L’impiego del betabloccante ha ridotto il rischio di mortalità del 32% ( hazard ratio aggiustato, HR=0.68 ), mentre il rischio di esacerbazione di BPCO si è ridotto del 29% ( HR=0.71 ) tra coloro che avevano assunto beta-bloccanti. ( Xagena_2010 )

Fonte: Archives of Internal Medicine, 2010